Nasce Tetranacria: un ponte sonoro tra la tradizione siciliana, il jazz e la musica classica

 


Il progetto musicale Tetranacria rappresenta un innovativo connubio tra la ricca tradizione popolare siciliana e le raffinate sonorità del jazz, della musica classica e del pop. L'ensemble, composto da Agnese Buscema (voce), Alessandro Miglietta (pianoforte e arrangiamenti), Gemma Guerrieri (violino) e Gaia De Vittoris (violoncello), si dedica alla riscoperta e reinterpretazione di testi antichi dell'isola, proposti in una veste sonora contemporanea e sofisticata.


L'obiettivo di Tetranacria è narrare un'identità siciliana autentica e profonda, rendendola fruibile a un pubblico internazionale. Con Alessandro Miglietta approfondiremo la genesi di questa iniziativa artistica, le sfide intrinseche nell'armonizzare generi musicali apparentemente distanti e le prospettive future di un progetto che, nonostante la sua recente formazione, ha già raggiunto una notevole maturità espressiva. Questa conversazione ci offrirà uno sguardo approfondito sul cuore di Tetranacria, dove la tradizione e l'innovazione dialogano in un'esperienza musicale inedita e coinvolgente.

 


1. Il nome "Tetranacria" è molto evocativo: unisce il numero quattro ("tetra") con l'antico nome della Sicilia ("Trinacria"). Chi ha avuto l'idea e cosa volete comunicare con questa scelta?


Il nome è nato da una riflessione collettiva, perché volevamo qualcosa che raccontasse davvero la nostra identità. L’idea è arrivata da Gemma, e ci è subito sembrata perfetta. La Sicilia è il punto di partenza culturale ed emotivo del nostro progetto, ma siamo in quattro, ciascuno con radici e percorsi musicali diversi. “Tetranacria” unisce l’elemento numerico all’isola, evocando non solo l’origine ma anche il movimento: la Sicilia che si apre al mondo attraverso quattro prospettive sonore differenti.


2. C'è stato un momento, un testo o una melodia particolare che ti ha fatto pensare: "Questo materiale ha bisogno di una nuova vita"?


Sì, più che un singolo momento, in realtà è successo tutte le volte che ci siamo imbattuti in un brano popolare in una versione più “classica”. Ogni volta scatta qualcosa. Personalmente ricordo in particolare la vibrazione che io e Agnese abbiamo sentito lavorando su “Lu rispettu”: una sorta di scintilla che ci ha fatto capire subito che quel materiale aveva bisogno di essere riportato in vita, trasformato e trasportato nel presente, senza però perdere la sua autenticità.


3. Come si costruisce un "ponte sonoro" tra mondi apparentemente così diversi come la musica popolare, il jazz e la classica? Qual è la sfida più grande nel mantenere un equilibrio che non snaturi nessuna delle componenti?


Per noi il ponte sonoro si costruisce innanzitutto attraverso l’ascolto reciproco. Siamo molto diversi per formazione e sensibilità, quindi la prima cosa è accogliere la proposta musicale dell’altro senza preconcetti. Non seguiamo una regola fissa: ogni brano si plasma in modo diverso, a seconda di ciò che vuole raccontare. La sfida più grande è proprio trovare un equilibrio naturale, in cui nessun linguaggio sovrasti l’altro. Non vogliamo creare una “contaminazione” forzata, ma un dialogo vero, in cui la musica popolare, il jazz e la classica convivano, rispettandosi e arricchendosi a vicenda.


4. Come avviene la scelta dei testi? Fate una ricerca filologica? Quali sono i criteri con cui scegliete un brano da reinterpretare? Cercate temi specifici (l'amore, il lavoro, la partenza) o vi lasciate guidare dall'istinto?


La scelta dei testi nasce da un equilibrio tra ricerca e istinto. Ci piace studiare, scoprire fonti antiche, ascoltare registrazioni poco conosciute, ma non seguiamo un approccio strettamente filologico. Quasi tutte le fonti arrivano grazie ad Agnese che, essendo siciliana, ci ha aperto le porte di questo mondo ricchissimo e spesso poco esplorato. Poi ci lasciamo guidare molto dall’emozione: a volte ci colpisce un tema, altre volte è un frammento melodico o una parola che ci arriva dritta. La cosa più importante per noi è che ogni brano parli al presente, risuonando con sincerità anche attraverso la nostra sensibilità.


5. Avete background molto diversi: musical, pop, jazz, classica. Come comunicano tra loro questi "linguaggi" durante le prove? C'è mai stato un momento di "scontro" creativo che poi si è risolto in una soluzione musicale inaspettata e vincente?


Durante le prove, i diversi linguaggi musicali comunicano soprattutto attraverso il confronto aperto e l’ascolto reciproco. Le nostre differenze, invece di dividere, diventano uno stimolo creativo continuo. Certo, qualche volta nasce anche uno “scontro” di idee, ma è proprio lì che succede la magia: da questi momenti nascono soluzioni inaspettate, passaggi musicali che altrimenti non avremmo mai immaginato. È un processo che richiede pazienza e fiducia, ma che arricchisce profondamente il nostro lavoro.


6. C'è un brano del vostro repertorio a cui siete particolarmente legati? E se sì, perché?


Tra i brani del nostro repertorio ce n’è uno a cui siamo particolarmente legati: “Cu ti lu dissi”. Questo brano rappresenta al meglio il nostro equilibrio tra tradizione e innovazione. Si sente il rispetto profondo per le radici popolari, ma anche la libertà di reinterpretarle in chiave contemporanea. Per noi “Cu ti lu dissi” è il cuore del progetto, perché riesce a raccontare in musica chi siamo e cosa vogliamo comunicare.


7. Il progetto è nato da poco ma sembra già molto maturo. Quali sono i prossimi passi per Tetranacria? State pensando a un album? A un tour che magari varchi i confini nazionali, come suggerisce la vostra vocazione internazionale?


Il progetto è giovane, ma sentiamo già una forte maturità artistica e una chiarezza di intenti. Il nostro album è uscito pochi giorni fa su tutte le piattaforme di streaming, e per noi rappresenta un traguardo importante. Crediamo molto nella musica folk popolare, che in Italia sta vivendo un momento florido e di rinascita grazie a nuovi artisti incredibili che stanno portando avanti con forza e originalità tradizioni e dialetti. Parallelamente, stiamo programmando una serie di concerti dal vivo, con l’ambizione di portare Tetranacria anche oltre i confini nazionali. La vocazione internazionale è per noi un orizzonte naturale, perché siamo convinti che la nostra musica possa parlare a un pubblico ampio, ovunque nel mondo.

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